martedì 21 ottobre 2008

A proposito delle classi di inserimento

Famiglia Cristiana, settimanale di cultura cattolica che ha voluto virare verso un deciso cattocomunismo dopo le ultime elezioni, torna ad alzare la voce contro il Governo Berlusconi. Il tema è sempre lo stesso: questo governo è razzista! Fonte della polemica è stata la proposta a firma della Lega Nord per l'istituzione di classi dedicate agli stranieri per meglio farli ambientare all'interno del sistema scolastico italiano. L'idea di queste classi è fare in modo che nel primo anno i bambini italiani non abbiano ad essere inevitabilmente rallentati da coloro che hanno difficoltà nella comprensione della lingua italiana, mentre i bambini stranieri portino il loro livello di conoscenza della nostra lingua madre a livelli accettabili. Cosa ci troverete di sbagliato, a parte magari il modo ed il tempo di presentazione di tale articolo? Famiglia Cristiana e l'opposizione hanno la risposta pronta: si tratta di classi ghetto, di un provvedimento razzista che ricorda l'apartheid sudafricano, anzi della "prima mozione razziale" del Parlamento italiano (post fascismo, s'intende). Ora noi immaginiamo che gli autori di queste profonde riflessioni finiranno per perdere i capelli a forza di pensare così intensamente. Ma siamo sicuri che sappiano di cosa parlano? Di questo provvedimento s’è ne parlato in tutte le salse, ma la verità è molto più semplice di quanto una certa parte politica voglia insinuare.

Le classi di inserimento o ponte non sono altro che delle classi transitorie per un periodo massimo di un anno, attraverso le quali lo studente straniero ha la possibilità di eliminare il gap linguistico che lo rende non idoneo ad una formazione scolastica pari a i suoi coetani italiani.

Oltre ad essere un metodo mutuato dalla esperienza Europea, infatti di classi di inserimento pur con delle specificità se ne parla anche in Germania, Francia e nella Spagna di Zapatero.

Casi particolari di classi di inserimento già vengono attuati nella pratica anche in molti istituti scolastici italiani Prato è un esempio emblematico di integrazione con la Comunità Cinese infatti ormai già da anni si sta sperimentando in questi istituti un simile approccio per integrare al meglio la Comunità Cinese, ottenendo risultati apprezzabili in un contesto difficile come quello di Prato dove la suddivisione delle classi è in rapporto 50-50 fra italiani e Cinesi.

Un secondo aspetto a cui il legislatore in questo caso quello regionale dovrebbe dare seguito è proprio il problema della suddivisione e formazione delle classi, le classi dove il rapporto fra alunni di diverso contesto culturale supera il 30%, l’integrazione appare nei fatti molto più problematica la formazione di gruppi e sottogruppi all’interno delle classi rende difficile il lavoro dell’educatore, e allontana l’integrazione fra gli alunni stessi. (Fonte: lafinestrazzurra.com)

Allora vorrei capire: a Prato governa la sinistra e se istituisce delle classi di inserimento va tutto bene. Se altri Paesi europei lo fanno va tutto bene. Se lo fa il centrodestra al Governo sembra di essere tornati ai tempi del nazismo?

Il settimanale dei Paolini poi dà una lezione di integrazione: molto meglio le ore settimanali aggiuntive di insegnamento della lingua. Certo come no: se un alunno non sa la lingua italiana basta fargli fare un po' di lezioni. Quante ne occorrono? 10-20-30? Boh non si sa: potrebbero volerci anche 6 mesi per arrivare ad un livello decente e durante quei 6 mesi il livello di istruzione sarà inevitabilmente rallentato, soprattutto all'inizio dell'anno scolastico. Si dovrebbe attuare un modello tedesco, nel quale si effettuano corsi estivi intensivi di lingua, se li pagano i Paolini questi corsi va benissimo, anzi direi che è perfetto.

Senza dimenticare, tra le altre cose, che la scarsa comprensione della lingua italiana non solo impedisce un apprendimento cronologicamente corretto, ma anche l'integrazione: i bambini per definizione non sono pazienti, se un loro coetaneo non capisce cosa dicono salutano e vanno da un'altra parte. Le mancate conoscenze della lingua sono la prima barriera contro l'integrazione: provate a fare un sondaggio e vedrete quanti genitori vi risponderanno entusiasti sul fatto che i loro bambini scaldano i banchi mentre le maestre spiegano mille e mille volte concetti elementari a bambini che non possono comprenderli perché non capiscono la grammatica italiana... Sono diventati tutti razzisti? Magari ci vengono anche a spiegare che l'apprendimento della lingua è maggiore tanto più si è immersi in un ambiente dove quella lingua viene parlata: peccato che qui non siamo nelle Università o nei licei, dove il cervello di un essere umano è oramai sufficientemente istruito per poter compiere operazioni complesse come l'apprendimento di una lingua "per sentito dire", ma alle elementari, dove un bambino ha perfino difficoltà a comprendere pienamente i meccanismi della sua di lingua, figurarsi imparare l'italiano che è linguaggio decisamente complesso (molto più dell'inglese e del tedesco). Ma perché Famiglia Cristiana, in crisi di vendite e d'identità, non prova a mettere in moto il cervello prima di parlare? Contare fino a 10 e poi stare zitti, possibilmente...

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