martedì 21 ottobre 2008

DPEF legge 133/2008: a proposito di università

Il 21 agosto 2008 la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il testo di conversione in legge 133/2008 del decreto 112/2008 recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria. Si tratta in poche parole del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (DPEF) del Governo Berlusconi IV previsto per la vigente legislatura. Cosa prevedono gli articoli relativi all'ambito accademico italiano?

La stampa di regime della sinistra italiana, con un puro atto di terrorismo culturale ha accusato il Governo di distruggere la cultura italiana. Le associazioni studentesche in massima parte aderenti a tale fazione politica (l'Udu, Unione Degli studenti Universitari è vicina al PD, mentre i Collettivi Universitari fanno riferimento all'area rossa) hanno abboccato all'amo, con movimentazioni su vasta scala nazionale.

Per quanto riguarda le Univ. quello che interessa maggiormente è il titolo V, in particolare art. 16 e art. 17. Due obiezioni colpiscono in particolare

OBIEZIONE: il taglio di 1.400 milioni di euro del Fondo di Finanziamento Ordinario

In un momento di grave crisi economica e dovendo l'Italia mantenere gli impegni internazionali assunti con l'Unione Europea, impegni per altro sottoscritti dal Governo Prodi di centrosinistra, in particolare il pareggio di bilancio entro il 2011, è necessario che ogni realtà del Paese faccia la sua parte. Purtroppo questo significa che se nei servizi sociali è possibile intervenire in minima parte, bisogna recuperare altrove. In tale sistema, il problema non consiste nel taglio del FFO ma piuttosto nel modo in cui vengono ripartiti i tagli tenendo conto della diversità della realtà universtaria italiana: in tal senso, il Ministero ha previsto classifiche di merito dei vari Atenei ai quali saranno destinati maggiori fondi (cioè minori tagli) tanto più alta sarà la loro qualità (stabilita in base a precisi parametri). Inoltre, sarà istituito un Fondo di Finanziamento Straordinario che elargirà quattrini per premiare gli Atenei migliori.

OBIEZIONE: la possibilità per le Università di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato, con il conseguente aumento della contribuzione studentesca

Giacché si tratta di possibilità, non si capisce quale sia il problema. Tra l'altro come specificato nel comma 1 il Senato Accademico deve approvare all'unanimità la conversione e questa deve poi passare al vaglio del MIUR di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze. L'Istituto della Fondazione è presente negli USA, di cui tutto il mondo ammira l'elevatissimo livello di ricerca e di strumentazione per la ricerca. In Italia invece le Università vanno avanti soltanto con i fondi statali, cioè pubblici, cioè i soldini prelevati dalle tasche di ogni cittadino e spesi in massima parte (oltre il 90%) per gli stipendi di docenti e personale tecnico. Soltanto trasformando le Università sarà possibile superare il sistema di egualitarismo formale vigente nel nostro mondo accademico avvicinandolo a quello della differenziazione competitiva sul modello del sistema statunitense (il che non significa evidentemente copiarlo). L'omogeneità infatti elimina alla base la competizione, mentre è evidente che una Università che "lotta" per attrarre docenti, studenti e finanziamenti punterà inevitabilmente al miglioramento delle sue strutture didattiche e/o di ricerca, secondo l'indirizzo che vorrà darsi. C'è inoltre da sottolineare che grazie alla particolare tipologia di sgravi fiscali previsti per le fondazioni le Università potranno beneficiare in misura maggiore dei finanziamenti esterni. A tutto questo NON verrà sostituito il finanziamento statale che a quel punto sarà maggiormente rivolto verso quelle realtà più in difficoltà nel reperimento di risorse. La contribuzione studentesca in questo quadro non c'entra assolutamente nulla, perché «non è previsto nessun aumento delle tasse per gli studenti, la cui quota è fissata per legge» (fonte Repubblica).

Quindi la domanda è un'altra: chi ha paura, chi deve temere un sistema universitario che evolve nel senso della meritocrazia e della competizione?

1 commento:

  1. perchè in questi giorni di protesta non si fa alcun riferimento alla scellerata moltiplicazione degli insegnamenti per i corsi di laurea .esempio:giurisprudenza:commerciale I e II ,per non parlare del costo dei libri universitari.....i baroni pubblicano per loro interesse e noi dobbiamo comprare libri che spesso non servono ai fini dell'esame e della adeguata preparazione ,in più per giurisprudenza ogni semestre bisogna comprare un codice perchè la produzione normativa è quotidiana....e per la tesi i tempi di attesa sono biblici e l'iter è più complesso di quanto si possa sopportare.a chi giova far silenzio di questi concreti problemi?come si può parlare di diritto allo studio se papà guadagna milleduecento euro al mese e per le tasse univrsitarie ne occorrono in fascia minima mediamente 400 e devi affittare la stanza e comprare libri e avere internet perchè nulla si fa più senza?

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