Proviamo a porci una domanda alla quale chiunque può rispondere: se un immigrato non capisce nulla della lingua del paese che lo ospita, come potrà integrarsi? Se quell'immigrato è un ragazzino che deve frequentare la scuola, cosa mai potrà comprendere? Nulla, ovviamente. Con l'aggravante che si sentirà fatalmente isolato dagli altri compagni e il suo percorso di integrazione risulterà di molto rallentato. Bene, la sinistra italiana, gonfia del suo buonismo di maniera, questa elementare considerazione non è in grado di farla, o meglio non vuole farla. La proposta della Lega in merito all'istituzione di classi speciali nelle quali far imparare l'italiano agli alunni immigrati che non capiscono la nostra lingua non risponde affatto ad una volontà ghettizzante, ma ad un efficace progetto di integrazione. Un periodo di apprendimento della lingua italiana consentirà infatti agli stranieri di sedersi, in un secondo momento, sui banchi di scuola insieme ai propri compagni italiani con la possibilità di integrarsi meglio e di apprendere come i loro coetanei. Ma già la scuola - massacrata dalle riforme di sinistra in trent'anni - ha smesso di insegnare seriamente da un bel po': non è la preparazione dei giovani che interessa all'intellettualismo radical-chic postsessantottino, bensì l'indottrinamento. La scuola è ridotta ormai ad un parcheggio, per cui che si capisca o meno quel che viene detto durante le lezioni conta poco.
Che l'aspetto didattico, e perfino quello dell'integrazione, restino in secondo piano nel disegno doppiogiochista della sinistra lo dimostrano le dichiarazioni di certi esponenti dell'opposizione. A cominciare da Di Pietro, che in merito alla questione delle classi speciali tenta il paragone con i treni di Auschwitz; e in tanti come lui si sprecano, ricordando il ghetto di Varsavia, le stelle di Davide sulle maniche degli ebrei paragonate ad eventuali toppe con la scritta «immigrato» da cucire sulle spalle degli alunni stranieri, e via discorrendo. Insomma, il solito spauracchio del regime nazista. Ora, se certe dichiarazioni sono sincere, c'è da spaventarsi per l'abisso di ignoranza che esse rivelano; ma se, com'è ben più probabile, sono segno di malafede ideologica, c'è da spaventarsi per la colpevole irresponsabilità che manifestano, per l'ennesimo tentativo di strumentalizzazione della realtà.
Questo spauracchio viene agitato ogni qual volta mancano ai compagni gli argomenti giusti per contrastare validamente le iniziative altrui; se poi queste iniziative sono palesemente intelligenti, allora apriti cielo! Non potendo smontare la proposta con altrettanti buoni argomenti di discussione, sono costretti a rispolverare il fantasma del male assoluto per poter tuonare contro il nemico politico. È la stessa logica del lupo della famosa favola di Fedro: non potendo aver ragione dell'agnello con la scusa secondo cui gli intorbida l'acqua che entrambi stanno bevendo poiché l'agnello sta più in basso e nessun corso d'acqua scorre salendo in alto, egli si inventa di esser stato offeso dal padre del povero ovino qualche mese prima per poter vantare un inesistente diritto a divorarlo. Così la sinistra italica: non potendo fare altrimenti, per non essere costretta a dare ragione agli odiati leghisti, li bolla moralisticamente. Il tentativo è patetico, e semmai l'atteggiamento discriminatorio è proprio di chi marchia con il bollo dello scandalo i loro nemici, anche quando essi hanno ragione.
Se noi diamo uno sguardo all'Europa, che la sinistra porta spesso come esempio di civiltà rispetto alla presunta grettezza della destra italiana, vediamo che la Germania, la Francia, la civilissima Finlandia (che sembra possedere uno dei modelli educativi migliori del nostro tempo) prevedono classi speciali propedeutiche all'inserimento degli alunni stranieri nelle scuole nazionali, al fine di insegnare loro la lingua del paese dove vivono e consentirgli così di integrarsi al meglio, riuscendo a trarre profitto dalla loro esperienza scolastica. Non è dunque la Lega ad essere fuori dalla realtà, non è il centrodestra a dire bestialità: è la sinistra che continua a leggere i fatti con la maschera cieca dell'ideologia.
Toc...toc...ci sei amichetto spero davvero che tu non condivida cos'hai pubblicato, meriti di meglio, credimi ; cmq leggi ...leggi cosa scrivono quei comunistacci indottrinati e moralizzatori di Famiglia Cristiana...te lo posta uno della Sinistra che non crede in Dio; ma che rispetta moltissimo, da sempre, chi ci crede, soprattutto quando dice delle cose mooolto sensate come quelle scritte qui sotto.
RispondiEliminaPrimo piano.
FAMIGLIA CRISTIANA
RISPOSTE SBAGLIATE A PROBLEMI REALI DI INSERIMENTO DEGLI STRANIERI
SI DICE "CLASSI PONTE"
LEGGASI "CLASSI GHETTO"
Per il ministro Gelmini le "classi di inserimento" per bambini immigrati «non sono un problema di razzismo, ma un problema didattico». Per Alessandra Mussolini, presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia, sono «un provvedimento di stampo razzista».
La Lega cavalca l’onda e va all’arrembaggio dell’immigrato. La "fantasia padana" non ha più limiti, né pudore. Prima le impronte ai rom, poi il permesso a punti e i 200 euro per il rinnovo, poi l’impedimento dei ricongiungimenti familiari, e ora una mozione, avanzata a sera tardi in Parlamento, per le classi differenziali, col pretesto di insegnare l’italiano agli stranieri. Il problema dell’inserimento degli stranieri a scuola è reale, ma le risposte sono "criptorazziste", non di integrazione.
Chi pensa a uno "sviluppo separato" in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama "apartheid", andata in scena in Sudafrica per molti anni: autobus, cinema e scuole separati. L’onorevole Casini ha parlato di proposta vergognosa: «Di questo passo, andrà a finire che ai bambini delle classi separate cuciranno sul vestito la lettera "i" come immigrato». E il Secolo d’Italia, quotidiano di An, nel tentativo di frenare la Lega, ha scritto: "Scordatevi l’apartheid".
La questione dell’italiano è solo una scusa. Tutti sanno che le cosiddette "classi di inserimento" non sono efficaci. I risultati migliori si ottengono con classi ordinarie e con ore settimanali di insegnamento della lingua. In Italia questo, in parte, avviene. Lo prevedono le "Linee guida" (2006) dell’allora ministro Moratti per l’accoglienza degli alunni immigrati, approvate anche dalla Lega. C’è un progetto che prevede un finanziamento di 5 milioni di euro per insegnare tre diversi livelli di lingua italiana. Il Governo potrebbe rispolverarlo e far cadere (per amor di patria) la prima "mozione razziale" approvata dal Parlamento italiano. Oppure, guardare a esperienze come a Firenze dove un pulmino passa a prendere i bambini stranieri a scuola, li porta ai corsi d’italiano e poi li riporta in classe.
La mozione, poi, va letta fino in fondo. Prevede che i bambini immigrati, oltre alla lingua italiana, debbano apprendere il «rispetto di tradizioni territoriali e regionali», della «diversità morale e della cultura religiosa del Paese accogliente», il «sostegno alla vita democratica» e la «comprensione dei diritti e dei doveri». Qualcuno sa dire come spiegarlo a un bambino di 5-6 anni, che deve ancora apprendere l’italiano?
Se l’integrazione è un bene (tutti la vogliono), dev’essere interattiva. E allora, perché non insegniamo agli alunni italiani il rispetto delle "tradizioni territoriali e regionali" degli immigrati? Ha detto bene il cardinale Scola: «I buoni educatori devono saper favorire l’integrazione tra le culture, che è una ricchezza per tutti». Il rischio, altrimenti, è una società spaccata in due, di cui una con meno diritti dell’altra.
Alle difficoltà reali si risponde con proposte adeguate, come s’è fatto col maestro di sostegno. In Italia non abbiamo più classi speciali per portatori di handicap, ci sono scuole dove sordi e muti stanno insieme a chi parla e sente. La mozione approvata dal Parlamento fa scivolare pericolosamente la scuola verso la segregazione e la discriminazione. Si dice "classi ponte", ma si legge "classi ghetto".
Negli anni Sessanta, quando bambini napoletani, calabresi o siciliani andavano a scuola a Novara, nessuno s’è sognato di metterli in una "classe differenziale" perché imparassero italiano, usi e tradizioni del Nord, né di far loro dei test d’ingresso. Perché ora ci pensa il novarese Cota?
Ciao Michelangelo, ben tornato. Di quello che dice Famiglia Cristiana non me ne importa una ceppa. Sono cattolico, praticante e tradizionalista, e ho smesso di leggere quell'insulso settimanale anni fa. Se un giornale trasformatosi in vetero comunista vuole entrare in politica si faccia un partito ed entri in azione: si presenti al voto degli elettori e vediamo quanto prende.
RispondiEliminaUna mozione razziale che esiste nel resto d'Europa? Se l'Italia è razzista, la Francia che usa questo metodo da 40 anni cos'è? I bambini stranieri di Parigi sono al 100% in scuole d'accoglienza... Leggi l'articolo del Sole24Ore che ho postato sul blog.
Questi articoli frutto di pura ideologia demagogica vanno lasciati lì dove sono: ed in effetti il volume di vendita di Famiglia Cristiana è in calo, e non è un caso...
Dunque cosa dire: potrò anche non condividere in pieno quello che dice l'articolo da me postato, ma se Famiglia Cristiana dice che sono razzista perché voglio in Italia una misura utilizzata in mezzo mondo con grandi profitti e da decenni, allora non mi resta che dare a Famiglia Cristiana dei "coglioni" (citazione letteraria, ovviamente).
Buonasera Simone. Famiglia Cristiana non si è trasformato in un giornale vetero comunista e lo sai anche tu; non hai letto l'articolo o non lo vuoi leggere..; ma di cosa stiamo discutendo Simone?
RispondiEliminaI bambini immigrati, oltre alla lingua italiana, debbano apprendere il «rispetto di tradizioni territoriali e regionali», della «diversità morale e della cultura religiosa del Paese accogliente», il «sostegno alla vita democratica» e la «comprensione dei diritti e dei doveri»...
ma chi ha scritto 'sta roba, Simo????
tradizioni territoriali e regionali?.....ma se non me ne fotte a me delle mie tradizioni territoriali e regionali, me ne piacciono altre: quelle liguri, quelle piemontesi-occitane, le sarde...io non voglio imparare quelle lombarde; ma invece gli devono piacere al neger, al sik, al filippino, che le deve apprendere, se no a casa...baluba.
Diversità morale che cosa vuol dire, Simo? La morale? In quanto immigrato sei diverso moralmente da me italiano è evidente. hai diversa percezione di ciò che è giusto e sbagliato. magari sei un budista, un induista, un coso...non so...uno di quelli là....ecco adesso vieni qui, prendi coscienza del fatto che la tua etica fa cagare e che sei un inferiore, e muoviti ad imparare la mia di morale, che è quella giusta ...se nò a casa..te turnet a ca tua...chiaro! Cheddici forse volevano scrivere diritto e, invece, hanno scritto morale? Mah... speriamo. Oppure non hanno mai detto m-o-r-a-l-e hanno detto orale.
e della cultura religiosa??? ma la Costituzione, caro Simone, garantisce la libertà di culto tra i principi fondamentali; e gli immi. se ne possono anche sbattere di apprendere la tua cultura religiosa come noi ce ne possiamo sbattere di imparare la loro. solo che la libertà di culto è anche un diritto e quindi la moschea gliela devi tirare su. Non vai in giro col burqua, se stai a casa mia, ne ammazzi tua figlia se non vuole sposarsi assuo cuggino; basta il diritto per questo. Cosa c'entrano la morale, la religione...mah.
Non siamo tutti cattolici in questo paese, ve lo volete mettere in testa. Ci sono anche gli atei comunisti che si sono sposati apposta in comune proprio perchè comunisti (gentaglia che ha fatto i matrimoni di serie B).
Religione / morale - educazione civica / diritto..cose diverse..siamo un paese laico.
Cota non mi rappresenta, non lo riconosco, non so chi sia. Io sono un cittadino italiano. non un padano. se si toglie il fazzoletto verde, studia un pò di più, stralcia le minkiate di cui sopra, chiede scusa, magari ne riparliamo. ciao.
Gli atei comunisti sono una sparuta minoranza, oramai ridotta ai minimi termini... Un Paese si definisce cattolico non perché non contempli diversità religiosa ma perché una tradizione non è numericamente superiore, ma strasuperiore rispetto alle altre. Si insegna la cultura prevalente, questo senso di relativismo totale che avete in mente voi comunisti, per cui se devo insegnare il cattolicesimo praticato da 99 bambini allora devo anche insegnare allo stesso modo il vedismo praticato da 1 solo bambino fa solo ridere.
RispondiEliminaIl fatto che ti dia fastidio Cota a me cosa interessa? Sai quanto mi stava sui maroni Prodi? Sai quanto Padoa-Schioppa? Sai quanto ero più contento se andavano ad accudire i nipotini già nel lontano 1996 invece di affossare l'Italia con il loro motto "Tassa e spendi"?
Su un punto solo sono d'accordo con Famiglia Cristiana: che nella scuola italiana non si insegna a sufficienza la diversità territoriale. Ma questo dipende dalla pedagogia, che ha ridotto la geografia ad un concetto astratto di spazialità. Per la verità i nostri bambini sono ignoranti in tutto, ma questa è un'altra questione.
Continuo ancora a sottolineare che non sei capace di fare un discorso se non infilandoci dentro parolacce ed espressioni avvilenti per qualsiasi uomo di media cultura. Bravi, continuate così, ché a noi ci fare solo un piacere...
Ciao
addio
RispondiElimina