giovedì 30 ottobre 2008

Domande e risposte sul maestro unico

Il maestro unico/prevalente non è in grado di insegnare all'alunno la complessità della società italiana. E cosa ha la società italiana di talmente più complesso rispetto a Francia, Germania, Inghilterra ed USA (per limitarci alle principali) da doversi distinguere in modo così netto e pronunciato? Se anche fosse vero questo assunto, non potrebbero essere più che sufficienti due maestri?

Il maestro unico/prevalente non sarà in grado di insegnare italiano, matematica, storia, geografia, inglese, etc. come adesso. Secondo il pensiero di fondo che portò al passaggio al triplo maestro, la specializzazione che ne sarebbe conseguita avrebbe aumentato il livello di apprendimento dei bambini: non si capisce allora come nei principali test di rilevamento nei campi di italiano e scienze il livello medio sia crollato, in alcuni casi addirittura dietro Paesi come Cipro. Non si capisce neanche come, a giudicare dalle rilevazioni INVALSI, il grado di apprendimento peggiora progressivamente con il passare degli anni: un alunno di quarta elementare va peggio di un alunno di seconda elementare. Infine, come sopra, non si capisce perché i maestri francesi, spagnoli, tedeschi, inglesi, siano perfettamente in grado di insegnare quelle materie mentre l'insegnante italiano no. In base a quale assunto si dice questo?

Il maestro unico è un ritorno agli anni '40. Al massimo sarebbe un ritorno agli anni '80 (era in vigore fino al 1990), ma in ogni caso è un ritorno al presente o se volete un "ritorno al futuro", perché tutti i principali Paesi (tutti i Paesi in Europa), come detto, hanno il maestro unico/prevalente e non prevedono alcuna riforma in tal senso.

Il maestro unico porterà alla cancellazione di 87.000 posti di lavoro, i più penalizzati saranno i precari. In maniera molto brutale bisogna dire che la definizione di "precario" non prevede l'assunzione programmata: secondo poi, lo Stato italiano non può farsi carico di promesse assurde e fasulle della sinistra italiana, che con una mozione sindacale nel 1990 ha trasformato la scuola in una riserva di iscritti ed in un ammortizzatore sociale. In ogni caso, questo taglio sposterà soltanto in avanti nel tempo la stabilizzazione dei precari. È vero, su di loro pesano le scelte sbagliate di partito e sindacali, ma le stesse scelte non le si può far pesare allo Stato, cioè alle tasche dei cittadini, già in gravi difficoltà economiche. L'Italia oggi paga 70miliardi di euro in debiti di bilancio: se vogliamo recuperare una grossa parte di questi soldi l'unico modo è tornare sotto il 100% del rapporto debito/PIL: purtroppo per farlo sono necessarie scelte impopolari, ma sono scelte dettate da un assunto molto semplice. La stabilità dei nostri genitori, ottenuta spendendo soldi che lo Stato non aveva (ergo aumento del debito pubblico), la pagano i loro figli, che si devono accollare in toto il riordino dei conti pubblici. È dimostrabile sulla base degli atti parlamentari del tempo che la scelta del triplo maestro risponde soltanto ed esclusivamente ad esigenze occupazionali: nella scuola di deve pretendere il bene dei ragazzi, non quello dei sindacati, che è giusto facciano il loro mestiere come è giusto che il Governo faccia il suo.

Il maestro unico provocherà la scomparsa del tempo pieno: le scuole al più saranno parcheggi. Questa falsità sparata sulle famiglie italiane dalla sinistra per fare terrorismo scolastico è stata smontata da un dossier di Tutto Scuola, il quale così si esprime: «Attualmente le classi di scuola primaria organizzate a modulo sono circa 104 mila (il 75% del totale), mentre quelle a tempo pieno sono circa 34 mila (25%); se circa la metà delle classi normali a modulo passassero a 24 ore settimanali, vi sarebbero 50-52 mila classi con il docente unico, con un risparmio di altrettante mezze unità di personale (e quindi di 25-26 mila posti). Supponendo che un terzo di quel risparmio, pari a 16-17 mila mezze unità di personale docente (pari a circa 8 mila posti) fosse reinvestito gradualmente in nuove classi a tempo pieno, avremmo, senza oneri aggiuntivi, l’incremento di altrettante classi che passerebbero dalle attuali 33 mila (25% del totale) a circa 50 mila (37% del totale) con un aumento del tempo pieno del 50%. In questo caso sarebbero circa 300 mila gli alunni che beneficerebbero dell’estensione del servizio: dai 672 mila dell’anno scolastico 2007/2008, a circa un milione». È un semplice calcolo matematico, che non appare particolarmente difficile. Di nuovo, l'idea del "doposcuola" che nella dizione della sinistra significa uno scadimento della qualità didattica non appare in nessun punto del documento programmatico della Ministro Gelmini: come segnalato da un altro documento di Tutto Scuola infatti, «È vero che nel piano programmatico non appare la dizione “tempo pieno”, bensì la stessa dizione utilizzata dalla riforma Moratti con articolazione delle diverse parti dell’orario fino a 40 ore settimanali. L’ipotesi di “doposcuola” però non appare da alcuna parte e, comunque, l’organizzazione interna del servizio è di competenza delle scuole che ripartiscono autonomamente le attività didattiche nell’arco della giornata». Entrambi i dossier possono essere prelevati in alto nella colonna destra di questo blog. Infine, le associazioni dei genitori si sono dette contente e soddisfatte del chiarimento che la Ministro ha dato su questo punto nell'incontro programmato pochi giorni or sono.

Il triplo maestro è stata una grande conquista della migliore pedagogia italiana targata anni '70. Perché si vuole tornare a questa scelta, in base a quali parametri? Si rischia di rovinare l'unico livello di istruzione che funziona davvero. Il parametro migliore sarebbe il fatto che nessun Paese dopo oltre 15 anni ha seguito la scelta dell'Italia in tal senso: possibile che la pedagogia internazionale non abbia invitato tutti gli altri grandi Paesi (almeno loro!) a seguire l'esempio italiano se questo si fosse rivelato così splendido? Scienziati e pedagogisti discutono di questi temi (le conclusioni della pedagogia spesso differiscono da quelli delle neuroscienze) e probabilmente non ne usciranno mai, però è significativo che nessun Paese abbia seguito l'Italia se il suo sistema si fosse rivelato nel tempo superiore. In realtà, ci sarebbe un'altra questione più importante: la frantumazione delle capacità logico-mentali dei ragazzi. Sono oramai numerosi gli studi che hanno messo in luce, nelle classi del liceo, le mancanze delle più elementari basi per articolare pensieri complessi, cioè la mancanza di quelle basi che si apprendono nel corso della scuola primaria. Lo stesso non si nota in quei Paesi che hanno conservato l'impostazione del maestro unico/prevalente. Proprio le performance disastrose delle classi liceali dovrebbe portare a concludere che la scuola elementare non funziona: al di là del fatto che nelle classifiche essa è scesa di posizioni, la sua efficacia va valutata sul lungo termine, non soltanto sullo sprint del singolo anno scolastico. Se i bambini della prima scuola media ottengono punteggi bassi, ciò non può essere dovuto soltanto alla scuola secondaria ed ai suoi insegnanti, ma anche evidentemente a chi quei bambini li ha preparati per cinque lunghi anni.

Con il maestro unico si corre il rischio che il bambino viva per 5 anni con una persona non all'altezza. Invece con i tre maestri questa possibilità è ridotta. Beh allora perché non introdurne 5, così questa possibilità si riduce ulteriormente... Nella realtà bisogna puntare maggiormente sulla formazione degli insegnanti, che spesso ottengono l'abilitazione su test da livello elementare oppure per il semplice fatto di aver frequentato un corso universitario di matematica o di storia. Si deve puntare ad aumentare la media buona degli insegnanti, non tenerla bassa alzandola con il numero. Questo non vale soltanto per la scuola primaria ma per tutti i gradi dell'istruzione italiana, spesso anche per quella universitaria. È da qui che si deve partire per migliorare il livello della scuola: certamente il maestro unico da solo è inutile, ma è stato utile il passaggio al triplo? Ed è intima convinzione di moltissimi che ciò si potrà ottenere non solo sui libri ma anche sulla busta paga: l'attuale Governo con questa riforma ha già garantito un aumento di stipendio per i maestri ed altri aumenti ne prevede per i prossimi anni (si parla di 7.000€ in più all'anno a partire dal 2011-2012), a cui si aggiungono incentivi e premi da valutare su base meritocratica. Sempre che la crisi economica internazionale sia d'accordo con il Governo italiano, questo purtroppo per onestà va detto.

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