domenica 23 novembre 2008

Università: i comunisti continuano a mentire

Non c'è niente da fare. È più forte di loro: quando non sanno che dire, la loro cultura ed il loro dna gli impone di mentire. Si tratta di una mutazione genetica avvenuta oramai decine di anni or sono, quindi non c'è né meraviglia né stupore a che oggi i comunisti mentano spudoratamente, riuscendo persino a fabbricare leggi diverse da quelle promulgate e commentando le prime e non le seconde a puro uso e consumo della loro propaganda, quella stessa che ha ridotto la scuola italiana com'è oggi (certo il '68 non fu un movimento a matrice cristiana-DC).

Prendiamo ad esempio il nuovo libro in uscita per DeriveApprodi, e pubblicizzato dal quotidiano Liberazione, dal titolo "Manifesto per l'università pubblica", con uno stralcio a firma di Alberto Burgio. Vediamo cosa dice l'esimio:

Per ogni studente universitario lo Stato italiano spende 8.026 dollari contro una media OCSE di 11.512. È inutile che i comunisti continuino la loro fantasiosa battaglia contro i professori della Bocconi (che stanno sopra di loro di qualche migliaio di spanne): quel dato Ocse per l'Italia non è ponderato, cioè mentre per gli altri Paesi si tiene conto della popolazione studentesca attiva, per il Bel Paese si tiene conto della popolazione studentesca totale. Bel modo con i piedi di confrontare le cifre! La realtà è che, se si normalizzano i dati, si scopre che l'Italia spende oltre 15.000 dollari per studente, cioè risulta essere il quarto Paese a livello mondiale.

Il rapporto tra docenti e studenti in Italia è di 1:29, contro una media europea di 1:16,4. Ancora una volta, dati fuffa. Non si tiene conto della popolazione attiva, che è poi quella che frequenta i corsi ed ha rapporti con i professori: normalizzando i dati in tal modo, si scopre che l'Italia ha un rapporto docenti/studenti di 1:9, contro quello della Gran Bretagna di 1:10.

La previsione della possibilità di trasformare (con decisione a maggioranza del senato accademico) le università pubbliche in fondazioni private. È ufficiale, il Burgio non sa cosa sia l'art. 16 della legge 133, perché non lo ha letto e perché forse si fabbrica le leggi in casa prima di commentarle. Comma 1: «La delibera di trasformazione e' adottata dal Senato accademico a maggioranza assoluta ed e' approvata con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze». Che non è proprio la stessa cosa di mettere all'asta l'università...

I tagli accelerano il processo di privatizzazione dell'università, frammentando il sistema universitario nazionale e cancellando l'università di massa, considerata dalla destra un pericoloso strumento di mobilità sociale. Mi piacerebbe sapere se l'esimio Burgio in quello che scrive ci crede davvero oppure il suo pamphlet è dettato dalle esigenze del suo padrone. Le fondazioni di diritto privato non sono la privatizzazione dell'università, perché si può essere privati senza essere fondazioni, ed essere privati essendo fondazioni: sono due cose completamente differenti, tanto è vero che si può essere pubblici pur essendo fondazioni (vd. il caso dell'Alma Mater di Bologna o quello di Siena o ancora la stessa Fondazione Sapienza), questo grazie ad una legge introdotta dal governo di centrosinistra (ma pensa un po'!). Poi, che l'università non produca mobilità sociale lo sanno anche i sassi: a patto che Burgio conosca il significato di questo concetto, c'è più mobilità sociale nel mondo anglosassone dove le università sono completamente diverse dalle nostre (spesso private e con rette mostruose), che da noi, dove il concetto di tasse uguali per tutti, di università gratis, fa si che i poveri paghino le tasse ai ricchi, e non il contrario. Soltanto l'8% del quintile più povero del Paese accede all'Università, a fronte del 13% degli Stati Uniti, mentre è ben il 23% del quintile più ricco ad accedere: è questo lo status che il Burgio vuole difendere per la sua propaganda politica che oramai non interessa più a nessuno? L'università di massa ha prodotto una massa di ignoranti, dove i meritevoli devono combattere per avere un posto di lavoro, mentre invece dovrebbero avere la strada spianata perché chi sa va avanti, non chi non sa. Il povero articolista ha confuso il concetto di università fatta per chi vuole studiare (non c'è nessun diritto né alcun diritto naturale che preveda che all'università debbano accedere tutti senza che poi i loro risultati vengano controllati da nessuno), con quello di università d'uguglianza della sinistra, un concetto aberrante che ha prodotto i risultati che oramai sono sotto gli occhi di tutti.

Le università-fondazioni continueranno a ricevere soldi pubblici, ma saranno uno snodo imprenditoriale privato e dominio di potentati oligarchici, organicamente legati alla politica ed ai poteri forti del territorio (imprese e banche in primis). I nuovi padroni potranno far valere un potere discrezionale illimitato sulla didattica e sulla ricerca, con grave pregiudizio per tutto ciò che non genera profitti immediati. Si, le truppe demoniache hanno invaso l'universo! Ma per favore... Le università continueranno a funzionare come funzionano oggi, perché ad esse si applicheranno le attuali leggi statali, inoltre non esistono profitti nel mondo universitario in quanto, comma 4: «Non e' ammessa in ogni caso la distribuzione di utili, in qualsiasi forma. Eventuali proventi, rendite o altri utili derivanti dallo svolgimento delle attività previste dagli statuti delle fondazioni universitarie sono destinati interamente al perseguimento degli scopi delle medesime». Secondo il comma 11 la Corte dei Conti continuerà ad esercitare un controllo secondo le modalità previste dalla legge 21 marzo 1958, n. 259. Dunque se qualcuno avesse in mente di entrare nell'università per fare soldi ha capito proprio male. Non sarà certo utilizzando un linguaggio veterocomunista, lo stesso che ha prodotto fenomeni come le Brigate Rosse, che il rosso Burgio riuscirà a convincere le persone dotate di cervello pensante (e non i trinariciuti di sinistra, ovviamente) a credere a ciò che non esiste sulla carta.

Il Burgio poi continua la battaglia comunista contro la meritocrazia, perché lui dice, non si può essere contro il merito dei singoli, pur tuttavia siccome il modo di stabilire il merito non è cristallino (e per definizione non lo sarà mai), il rischio è che la meritocrazia si coniughi con la conservazione di ricchezza e potere. Le ricordiamo bene le battaglie del PCI contro il tentativo berlingueriano (certo sbagliato, ma pur sempre con una giusta idea di fondo) di premiare il merito: per loro, i comunisti, si deve essere tutti uguali, tutti con gli stessi diritti, per cui il titolo di studio preso da tizio in tale luogo ha lo stesso valore dello stesso titolo di studio preso da caio in tale altro luogo dove però ci si fa un mazzo tanto. È la storiella del valore legale della laurea, sbandierata da questi parrucconi come il sogno per cui il figlio di un operaio avrà le stesse opportunità del ricco: è vero esattamente il contrario! Perché il primo per arrivarci avrà studiato con grandi sacrifici, il secondo magari con qualche spintarella, ed entrambi partiranno alla pari, se non fosse per il fatto che il secondo le spintarelle continuerà ad averle, quindi di fatto alla pari non saranno mai. Senza valore legale, ciò che conta sono le capacità, il saper fare, e chi non sa fare, spintarella o no, viene cacciato (come è giusto e sacrosanto che sia).

Ringraziando il cielo, quella macchiolina rossa riconducibile ai comunisti è sempre più piccola, sempre più insignificante. Se la scrivono, se la cantano e se la suonano, ma oramai non sono più in grado di incantare nessuno (anche a Trento sono spariti dalla vita politica locale). E pur tuttavia continuano a fare danni, quindi il controllo e la verifica delle loro menzogne deve essere ferreo, affinché qualche sprovveduto non abbia a cedere nella rete.

2 commenti:

  1. A riguardo, vorrei segnalare questo interessante post che mette in luce i vantaggi di avere le fondazioni universitarie anche in Italia:

    http://blog.trentaelode.it/2008/11/23/quanto-costa-l-universita-in-italia-e-le-fondazioni/

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  2. Ottima segnalazione, che dimostra il vantaggio di avere una tassazione agevolata sulle donazioni (perché di fatto una fondazione di diritto privato sottostante a leggi statali è in massima parte questo).

    «Nel 2006, secondo il “Council for Aid to Education (CAE)”, le donazioni alle università americane hanno superato i 28 miliardi di dollari».

    Bisogna aggiungere altro?

    Thanks ;)

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