venerdì 28 novembre 2008

Decreto 180: il PD emenda ma vota contro lo stesso...

Sembra di essere in un manicomio di schizzofrenici: un partito politico si batte affinché una legge cambi nel senso che egli stesso propone, quei cambiamenti vengono accolti, ma quello stesso partito politico continua a votare contro. Per "partito preso"? No, perché siamo in Italia e l'inutilità dell'opposizione si misura in questa schizzofrenia politica senza fondo. Dunque, il decreto Gelmini, anche se corretto, anche se in molti punti ha registrato convergenze tra opposizione e maggioranza, contiuerà ad essere "manchevole e minimale". Ovvio, il PD in Parlamento prova a fare il suo dovere (insomma poveretto, bisogna comprenderlo, ognuno fa quel che può ed è capace di fare, e dunque giudichiamo positivamente lo sforzo di chi è in grado di fare poco), però in piazza di fronte alla gente deve dimostrare di essere duro e puro, una opposizione senza sconti e senza compromessi: per cui, il Governo che accettando gli emendamenti perfino di Pancho Pardi (signori, gli emendamenti di un personaggio dei fumetti!) pensava di essersi guadagnato l'astensione, ha di nuovo fatto male i conti (e noi si potrebbe aggiungere povera la maggioranza che ancora ci crede). Alla fine, nel PD si è consumata l'ennesima spaccatura: una persona che di università e di scuola ne capisce davvero e le cui proposte sono estremamente interessanti, come il senatore Nicola Rossi, ha abbandonato l'aula per aperto dissenso contro la linea tenuta dal suo partito. E non è il solo: Irene Tinagli si è dimessa dal coordinamento nazionale del PD perché inconsistente e veteroretorica la politica del partito sull'Istruzione italiana, talmente tanto da indurre un personaggio di tale levatura addirittura alle dimissioni (cosa rara in Italia). Peccato che di entrambe le cose, in televisione o nei giornali, si sia detto poco o nulla, qualche riga ben nascosta in mezzo agli articoli: e meno male che l'informazione è monopolizzata da Berlusconi!

Vediamo in ogni caso, dalle pagine di corriere.it, i principali punti del decreto 180 in via di conversione al Senato:

Università: le novità del decreto Gelmini

Stop ad assunzioni per gli atenei in deficit, nuove regole per i concorsi dei docenti e strumenti anti «baronati»

ROMA - Ora tocca all'università. Il decreto legge Gelmini sull'università, licenziato dalla commissione Istruzione del Senato arriva all'esame dell'aula. Stop alle assunzioni nelle università con i conti in rosso, deroga parziale al blocco del turn-over, invece, negli atenei virtuosi. Ma anche nuove regole per i concorsi di docenti e ricercatori universitari e strumenti per combattere i «baronati» dentro gli atenei. Diverse le novità apportate in commissione: gli emendamenti del relatore, il senatore del Pdl Giuseppe Valditara, hanno introdotto una stretta sui baroni (per fare carriera i docenti dovranno produrre pubblicazioni scientifiche, bando, insomma, ai fannulloni) e l'obbligo per gli atenei di rendere più trasparente l'uso delle risorse messe a bilancio e la produzione scientifica.

ASSUNZIONI - Il dl prevede il blocco delle assunzioni nelle università che, alla data del 31 dicembre di ciascun anno, abbiano i conti in rosso. Per gli atenei indebitati c'è anche l'esclusione, per il 2008-2009, dei fondi straordinari per il reclutamento dei ricercatori. Scatta, invece, il parziale sblocco del turn-over (che passa dal 20% al 50%) negli atenei virtuosi a patto che il 60% dei soldi sia speso per reclutare i giovani. In base ad un emendamento approvato in commissione ci si può avvalere per le assunzioni anche del supporto economico di soggetti privati.

CONCORSI - Cambiano le regole per la composizione delle commissioni. Per la selezione dei docenti sono previsti un ordinario nominato dalla facoltà che bandisce il posto e quattro professori ordinari sorteggiati su una lista di dodici persone da cui sono esclusi i docenti dell'università che assume. Per i ricercatori la commissione è così composta: un ordinario e un associato scelti dalla facoltà che bandisce il posto e due ordinari sorteggiati in una lista che contiene il triplo dei candidati necessari, esclusi sempre i docenti dell'ateneo che assume. Un emendamento votato oggi prevede che ci sia una commissione nazionale designata dal Cun (Consiglio universitario nazionale) per supervisionare le operazioni di sorteggio che saranno pubbliche. Le nuove commissioni valgono anche per i concorsi già banditi, ma intanto sono stati riaperti i termini per partecipare ai concorsi in atto, viste le novità.

NORME ANTI-«BARONI» - Tra le novità introdotte in commissione al Senato, le norme anti-baroni: è prevista la costituzione di una anagrafe (aggiornata annualmente) presso il ministero con i nomi di docenti e ricercatori e le relative pubblicazioni. Per ottenere gli scatti biennali di stipendio i docenti dovranno provare di aver fatto ricerca e ottenuto pubblicazioni. Se per due anni non ce n'è traccia lo scatto stipendiale è dimezzato e i docenti non possono far parte delle commissioni che assumono nuovo personale. I professori e i ricercatori che non pubblicano per tre anni restano esclusi anche dai bandi Prin, quelli di rilevanza nazionale nella ricerca. Gli atenei dovranno anche garantire trasparenza nei bilanci e far sapere agli studenti come vengono spesi i finanziamenti pubblici. I rettori in sede di approvazione del bilancio consuntivo dovranno anche pubblicare i risultati delle attività oltre che i finanziamenti ottenuti da soggetti pubblici e privati. Altrimenti si rischiano penalità nell'assegnazione dei fondi.

RIENTRO DEI CERVELLI - le università potranno coprire i posti da ordinario e associato o da ricercatore chiamando studiosi «stabilmente impegnati all'estero» anche quelli già impegnati nel Programma ministeriale di rientro dei cervelli. Lo prevede un emendamento votato in commissione. Si potranno anche chiamare «studiosi di chiara fama».

UNIVERSITÀ VIRTUOSE - Almeno il 7% del Fondo di finanziamento ordinario sarà distribuito alle università virtuose per migliorare la qualità della ricerca e dell'offerta formativa.

DIRITTO ALLO STUDIO - Nel decreto ci sono anche 65 milioni per nuovi alloggi e 135 milioni di euro per le borse di studio destinate ai meritevoli.

IL MINISTRO - «Il decreto approvato dal Governo e gli emendamenti approvati dalla Commissione Cultura del Senato sono una vera e propria svolta nel sistema accademico in Italia – ha dichiarato il ministro dell'Istruzione Università e Ricerca Mariastella Gelmini - da vent’anni si parlava di come legare il merito alla carriera dei professori e di come vincolare i finanziamenti all’università in base a parametri che ne valutassero la qualità. Per la prima volta le carriere dei docenti non saranno legate a scatti automatici ma - come previsto dagli emendamenti approvati in commissione - al merito ed alla ricerca effettivamente svolta».

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